L'insostenibile leggerezza dei Grandi Antichi

Mi sono riappropriato dell'amore per la Natura grazie alla cosmogonia di Lovecraft. Nei primissimi anni novanta ero completamente assorbito dalla terra umida, dagli alberi, dalle foglie. E' quello il periodo a cui riconduco l'inizio più o meno ufficiale del mio interesse verso la magia e l'occultismo. Non potevo cominciare le mie esperienze di magia pratica se non con il druidismo. Questa via era perfetta per un adolescente focoso e insicuro qual ero. C'era la magia cerimoniale, c'era tanta Natura, c'era voglia di essere liberi e c'era l'assenza di figure che si assurgevano a guru (sempre stato allergico alle autorità, io). Inoltre (da ex gran giocatore di D&D) ero attratto da quella forte vena Fantasy che pervadeva il tutto. Insomma, una via magica di tutto rispetto ma anche un'isola in cui rifugiarsi dalla cruda e dura “realtà”. Queste peculiarità citate sopra, col tempo, divennero le stesse che mi diedero la spinta per allontanarmi dalla Natura. Questo perché, tra i punti che formavano la via druidica, mi era passato inosservato sotto il naso uno di quelli più deleteri: la patinata, consumistica e banalissima New Age. Questo lato si era fatto via via sempre più palese. Ero arrivato alla saturazione, pensando che la magya iniziasse e finisse con le driadi, gli elfi, gli elementali, i draghi e le querce secolari. E’ così che lentamente mi sono allontanato dai boschi.  



Ho toccato, nel corso degli anni, vette di quasi totale indifferenza nei confronti dell'ambiente naturale, dell'ecosistema. La Magia del Caos mi ha insegnato l'esaltazione di poter cavalcare la tigre. E il fatto che la magya, la creatività, l'Arte (che, per me, sono sinonimi) si possano trovare anche – per assurdo – in una bomboletta spray buttata per terra o in un murales della metropolitana. Però la vita procede a cicli, si sa. Da un po’ di tempo ho cominciato a provare di nuovo un certo richiamo per il verde. E questo grazie ai Grandi Antichi.


Ci sono diversi modi per intendere le entità create da Lovecraft e tutti, a mio parere, sono giusti (volendo ammettere che esista qualcosa di “giusto”… ma certo che esiste! La Natura è Giusta, no?): 1 - come pure invenzioni letterarie, 2 - come entità che vivono in una dimensione al di fuori del Tempo e dello Spazio, 3 - come le Forze Indomite della Natura.
Il primo è ovvio. Lovecraft era un ateo razionalista convinto (talmente convinto che lascia da pensare…). Amava le storie di Arthur Machen Algernon Blackwood ma non ne condivideva la sincera passione per l'occulto che trasudavano. Quindi, partiamo dal presupposto che NO: NON esiste nessun Necronomicon, NON è mai esistito un tale Abdul Alhazred e le entità dai nomi bizzarri sono gli antagonisti delle varie storie, e non hanno alcun fondamento storico reale.
Il secondo è meno ovvio. Dire che esistano realmente è o un atto di profondo amore per l'universo lovecraftiano oppure è un'affermazione estremamente ingenua. Kenneth Grant si muove tra queste due ipotesi. Un altro modo di vederla, però, è questo: l'Immaginario è un mondo reale quanto quello tangibile che ci circonda. È abitato da creature nate dalla fantasia, dal pensiero. E, forse, è abitato da creature autoctone. Alan Moore chiama questo territorio Ideaspace, Jung lo chiamava Inconscio Collettivo, Platone Iperuranio. Quindi, se si afferma che Cthulhu, Yog-Sothoth & Co. sono entità esistenti nel Pensiero e se siamo disposti a considerare che il Pensiero sia un mondo a sé, allora SI: sono entità reali.
Il terzo è quello più ovvio ma meno preso in considerazione: le entità aliene del pantheon di Lovecraft sono qui tra noi. Nel temporale che infuria di notte, tra le radici e i rami degli alberi d'inverno. Nella vita che striscia sotto la terra, indifferente all'attività dei piccoli e presuntuosi esseri umani. Sfido chiunque a non vedere i tentacoli di Cthulhu nei rami spogli delle querce d'inverno.
Ci volevano i Grandi Antichi per spogliare della patina New Age la Natura, come ero arrivato a vederla io. La Natura non è “buona” come si vorrebbe credere. Non in maniera disneyana come la si vede in alcuni circoli pagani, comunque. La Natura, allo stesso modo, non è “cattiva”. La Natura, esattamente come i Grandi Antichi, è indifferente all'Uomo. È indifferente e più potente di quello che ci vogliono far credere. L'Uomo può inquinare, distruggere, nuclearizzare. Alla fine si annienterà. La Terra sopravviverà a lui, ovviamente.
 Il fatto di umanizzare tutto e tutti è tipico della nostra specie ed è anche comprensibile. Come dire, umanizzare è umano. Pensate solo a chi mette le scarpe e i piumini ai cani o a chi tiene accesa la luce di notte per il gatto. Purtroppo si fa difficoltà, a quanto pare, ad apprezzare la bioDiversità. Lo stesso quando parliamo di divinità o tulpa o spiriti o entità o come vogliamo chiamare i nostri compagni di viaggio dell'Ideaspace: accettiamo (e apprezziamo) la loro NON-Umanità. I Grandi Antichi mi hanno insegnato, nel tempo, a non cercare più la driade che abita la quercia, ma a vedere tutta la sua aliena e potente querciosità.
Letture consigliate: The Pseudonomicon di Phil Hine, Neonomicon di Alan Moore
Emil Dee, Quarto Miglio, Roma


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